“Chi non ricorda quegli uomini liberi,quei padri di famiglia prelevati, dagli squadristi in camicia nera, dalle loro abitazioni, dal letto coniugale, dagli uffici, dai posti di lavoro? Prelevati, bastonati, tradotti in carcere o massacrati davanti alle loro abitazioni o davanti alle Camere del Lavoro incendiate. Che cosa è avvenuto delle loro mogli, dei loro figli, dei loro genitori? Che cosa è avvenuto di quelle famiglie? Quanti nomi si potrebbero fare! Quanti conosciuti, quanti rimasti sconosciuti! Ma di tutti sono conosciute le loro sofferenze morali e materiali. Per venti anni mogli, figli, famiglie di antifascisti sono stati perseguitati, sono stati sottoposti al più spietato terrore. Costretti a vivere lontano dai loro cari, nel più completo isolamento. Quanti di costoro non sono più tornati, lasciando un vuoto incolmabile nelle loro case....
Ognuna di noi che si è trovata durante la guerra di liberazione nazionale, al posto della mamma, a dare l'ultimo sorso d'acqua e l'ultimo addio a un patriota che ci abbandonava per sempre senza chiedergli quale fosse la sua fede politica e religiosa, ha fatto la promessa di non dimenticare le parole che ogni volta ci venivano ripetute: “fate che il nostro sacrificio-ci dicevano i caduti-non sia stato vano”. "Ebbene, on. Colleghi, uniti con loro rinnoviamo la promessa dicendo ai nostri compagni di lotta, di sofferenza e di gloria: “Riposate in pace, finchè in Italia ci sarà un antifascista ... il vostro sacrificio non sarà stato vano ed il fascismo non passerà.
On. Gina Borellini
Medaglia d'Oro al valore militare
(da un discorso pronunciato alla Camera dei Deputati nella 1° legislatura)
Pochi giorni dopo, in seguito alla morte di un maresciallo tedesco, i comandi germanici ordinano una rappresaglia. Cinque partigiani, prelevati dalle carceri di Modena vengono impiccati a Mirandola la notte del 22 febbraio 1945. Si trattava di Cesare Degani, Aristide Ricci, Remo Ricci, Giorgio Ruggeri e Darfo Dallai. Il tentativo di salvarli assaltando la tradotta che li trasportava da Modena fallì per l'improvviso anticipo della partenza del convoglio.
L'eccidio di Mirandola suscitò una tale ribellione che nella notte del 25 febbraio 1945 il GAP n. 1, fra i più attivi nella guerriglia antifascista nel Mirandolese, guidato dal Comandante Lana (Leo) e dal vice Comandante, Luppi (Pierino) decideva di reagire attaccando il presidio della brigata nera, di servizio nella stazione S.E.F.T.A.
Tratto da Lotta di Liberazione nella bassa modenese di F. Mattioli O. Gelmini A. Mattioli
Ricci Remo, nato a Montese(Mo) il 27 giugno 1920. Divisione Modena Montagna, Brigata “Matteotti”
Catturato e condotto in carcere, fu qui impiccato il 22 febbraio 1945.