“Chi non ricorda quegli uomini liberi,quei padri di famiglia prelevati, dagli squadristi in camicia nera, dalle loro abitazioni, dal letto coniugale, dagli uffici, dai posti di lavoro? Prelevati, bastonati, tradotti in carcere o massacrati davanti alle loro abitazioni o davanti alle Camere del Lavoro incendiate. Che cosa è avvenuto delle loro mogli, dei loro figli, dei loro genitori? Che cosa è avvenuto di quelle famiglie? Quanti nomi si potrebbero fare! Quanti conosciuti, quanti rimasti sconosciuti! Ma di tutti sono conosciute le loro sofferenze morali e materiali. Per venti anni mogli, figli, famiglie di antifascisti sono stati perseguitati, sono stati sottoposti al più spietato terrore. Costretti a vivere lontano dai loro cari, nel più completo isolamento. Quanti di costoro non sono più tornati, lasciando un vuoto incolmabile nelle loro case....
Ognuna di noi che si è trovata durante la guerra di liberazione nazionale, al posto della mamma, a dare l'ultimo sorso d'acqua e l'ultimo addio a un patriota che ci abbandonava per sempre senza chiedergli quale fosse la sua fede politica e religiosa, ha fatto la promessa di non dimenticare le parole che ogni volta ci venivano ripetute: “fate che il nostro sacrificio-ci dicevano i caduti-non sia stato vano”. "Ebbene, on. Colleghi, uniti con loro rinnoviamo la promessa dicendo ai nostri compagni di lotta, di sofferenza e di gloria: “Riposate in pace, finchè in Italia ci sarà un antifascista ... il vostro sacrificio non sarà stato vano ed il fascismo non passerà.
On. Gina Borellini
Medaglia d'Oro al valore militare
(da un discorso pronunciato alla Camera dei Deputati nella 1° legislatura)
Dopo un ampio rastrellamento nella zona, rappresaglia in Piazza Martiri a Carpi con la fucilazione di 16 ostaggi di cui 8 cittadini e 8 partigiani della Brigata Dimes: Arturo Aguzzoli, Augusto Artioli, Remo Brunatti, Enzo Bulgarelli, Dino Corradi, Umberto De Pietri, Walter Lusvardi, Giuseppe Zanotti.
I 16 giustiziati sono stati barbaramente esposti per tre giorni dai soldati fascisti il 16 agosto 1944.
Brunatti Remo Partigiano "Bruni"
Remo Brunatti , nome di battaglia Bruni, fu uno dei primi ad attivarsi nell’organizzazione dei gruppi della Resistenza a Mirandola e cercando di estendere e organizzare i contatti con i comuni limitrofi San Felice Camposanto e Finale.
Già alla fine del settembre ’43 si intensifica l’intesa antifascista della Bassa Modenese e Brunatti partecipa alla riunione svoltasi a Fossa (presso l’osteria di Galavotti Osvaldo) con Nino Lolli, Dott. Mario Merighi, Prof.Pivetti, Olanzo Neri, Ottavio Caleffi, Dr. Vilmo Cappi, Zorè Giliberti, Diego Cappi, Loris Silvestri ecc. ed a Quarantoli (presso la fornace organizzata da Arturo Galavotti) si decise di costituire un Comitato Civico che coordinasse le iniziative individuali e dei piccoli gruppi.
Il primo tentativo di costituire dei gruppi per la lotta armata nella Bassa viene compiuto dall’organizzazione del Partito Comunista che ne cura la nascita ed il loro sviluppo. A Mirandola Galavotti si impegna a costituire un gruppo che avrà i suoi principali dirigenti in Remo Brunatti Adolfo Pollastri e Tullio Paltrinieri.
Nel periodo di Febbraio Aprile ’44 il comunista Remo Brunatti riesce a radunare attorno a sé un buon gruppo di giovani, valendosi di una copertura “legale” : egli organizza infatti i cosiddetti Gruppi Sportivi che in realtà daranno poi vita ai GAP del Mirandolese.
Mirandola però sarà sempre assai impegnata nell’attività politico- organizzativa che nell’azione militare: la raccolta di medicinali, di danaro, di materiali per il sabotaggio, così come la messa a punto di strumenti di propaganda.
Verso la fine di Marzo Remo Brunatti riesce inoltre a stabilire dei contatti con elementi antifascisti di San Martino Spino, San Biagio, San Felice sul panaro e Massa Finalese.
Numerosi eventi si susseguono nel giugno, sia in campo locale che provinciale e nazionale: si riesce a stabilire dei contatti con il gruppo di Don Benedetto Richeldi, a San Biagio tramite il collegamento Bulgarelli-Brunatti-Borsari, nel tentativo di penetrare nella zona di San Felice.
La lotta Partigiana nella Bassa prende forma e vigore con sabotaggi attentati e lotta contro la trebbiatura. Da qui la repressione fascista e agli arresti, la brigata nera di Mirandola arresta Enzo Bulgarelli il quale, sottoposto ai famigerati “stringenti” interrogatori da parte del solito torturatore capitano Nespoli, si lasciava sfuggire alcune indicazioni che consentirono ai fascisti di individuare Remo Brunatti e Luigi Borsari- i due dirigenti che avevano avuto rapporti con lui nel corso del lavoro di costruzione dell’organizzazione a San Felice- Brunatti fu sorpreso ed arrestato prima che potesse fuggire.
Dopo pochi giorni, il 16 agosto, Enzo Bulgarelli e Remo Brunatti venivano fucilati assieme ad altri 14 patrioti davanti al castello di Carpi.
Tratto da LOTTA DI LIBERAZIONE NELLA BASSA MODENESE di Canova-Gelmini-Mattioli.
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